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Una politica centrata sulla soggettività e sulle relazioni deve saper accettare e mettere a frutto che la durata costante nel tempo non è garantita perchè non è oggettivata , e si fa piuttosto cogliendo di volta in volta le occasioni

Teatro Comunale Soverato 13 Marzo 2008 - Pomeriggio dedicato al pubblico


Le donne hanno una storia?


Introduzione della Presidente della BDS


Le donne in questi tempi si stanno misurando in nuovi campi e con nuove situazioni. Il risultato è un mondo intrigante in cui il pensiero di genere cerca di collocarsi e di riconoscere le problematiche che ha di fronte.

Una politica centrata, però, sulla soggettività e sulle relazioni deve saper accettare e mettere a frutto che la durata costante nel tempo non è garantita perchè non è oggettivata, e si fa piuttosto cogliendo di volta in volta le occasioni. Come questo incontro che ci consente di “esserci” portando produttivamente nella politica comune il taglio della differenza.

La politica femminile autentica passa attraverso “le molte esperienze, possibilità e diversità” espresse dalle donne che hanno saputo segnare il tempo della storia e aprire una dialettica con la realtà, spesso per fare libere le loro scelte e liberare tutte dall’obbligo di giustificarsi delle proprie differenze.

Tutto ciò ci spinge a prendere posizione nel presente, magari, con l’intento di aprirlo verso un futuro, verso le altre/i che già vengono e che verranno e provare ad interpretare il lascito del passato. Oggi, abbiamo il contributo prezioso di una storica la cui ricerca rigorosa scava dentro le categorie politiche della democrazia, usando la categoria di gender come chiave di lettura interpretativa.

Questa mattina la Biblioteca delle Donne di Soverato ha avuto come interlocutori privilegiati le ragazze e i ragazzi delle Scuole Superiori perché tra i diritti di cittadinanza rientra quello di conoscere il proprio passato e questo deve essere garantito naturalmente dalle generazioni adulte.

Anni fa abbiamo voluto creare uno spazio diverso, una biblioteca specialistica per custodire e far conoscere il pensiero delle donne ma ne abbiamo fatto anche un luogo di riflessioni interne e di relazioni significative con la cittadinanza e le Istituzioni.

Ciò che il nostro agire produce non è merce misurabile, perché non si monetizzano l’investimento di tempo e le relazioni che intercorrono nel processo. Se è vero questo, devo dirvi che proprio le relazioni e lo scambio costituiscono il collante primo per insistere o resistere, sono, infatti, la migliore forma di investimento nella quotidiana pratica del fare.

Quello che mi sta a cuore è non perdere il privilegio della prossimità con l’altro/a da me, la pratica del partire da sé, la possibilità di far valere i propri desideri, in definitiva, “far entrare la visione femminile del mondo nella forma non finita della scena pubblica che abbiamo fin qui creato”.

Non mi sembra insomma che in nome di mutate condizioni o di più avanzate frontiere di ricerca e di realizzazione del soggetto femminile, si possa eliminare il riferimento alla vita, luogo affettivo e politico, oggetto della cultura del movimento delle donne, dato che per nesso affettività/politica intendiamo quello tra modificazione interiore e la parola sociale.

Lilly Rosso

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